giovedì 13 gennaio 2022

La cosa più cattiva

Non voglio girarci troppo attorno, andrò subito al punto. Dopo la versione breve ci sarà tutto il tempo e lo spazio per divagare.
Immaginate un bambino sui 4/5/6 anni (non ricordo di preciso). Quasi sicuramente un sabato o domenica pomeriggio. Questo Bambino scende di casa col Papà per andare al bar sotto casa a mangiare noccioline e giocare a Puzzle Bobble. Finiti di scendere i due piani di scale, prima di uscire dal palazzo bisogna attraversare il cortile. Fu proprio lì che avvenne il fattaccio. La figlia dei vicini di casa (due anni più grande del Bambino) era in cortile tranquilla a saltare la corda. Il Bambino le si avvicina e le chiede se può provare anche lui a saltare come fa lei. Il Bambino però non è molto bravo. Sbaglia una volta, due, tre... ad un certo punto il Bambino stufo di fallire, in un gesto di rabbia, afferra la corda e sbatte a terra con tutta la forza che ha l'impugnatura in legno della medesima. STOK. L'impugnatura si stacca e si divide perfettamente a metà lungo l'asse verticale, generando due parti simmetriche. Il Bambino non contento (e la bambina ancora poco conscia di quello che sta accadendo) afferra una metà dell'impugnatura e la lancia attraverso il cortile, oltrepassando con una virtuosa e precisa  traiettoria un muro. Il muro in questione separa il cortile stesso dalla zona del retro di un bar. Fatto ciò, il Bambino ripete lo stesso procedimento con l'altra parte del manico della corda. A questo punto la bambina avendo avuto modo di capire cos'è successo scoppia giustamente a piangere. Il Papà del Bambino prende per mano il Bambino e tornano su a casa. Quel giorno niente noccioline nè Puzzle Bobble.
 
Colpo di scena: quel bambino ero io. Probabilmente il mio aspetto era una via di mezzo tra queste due foto.

 

 

Se in questa storia avevo dai 4 ai 6 anni doveva essere per forza di cose un periodo temporale dal 1994 al 1996. Appena cominciate le elementari in pratica. Quindi il periodo storico lo abbiamo inquadrato suppergiù.

Era una giornata di sole, c'era bel tempo. Weekend? Molto probabile. Mia madre era rimasta in casa ed era riuscita a liberarsi di me e mio padre in modo da poter continuare a fare le sue faccende domestiche indisturbata. L'idea era molto semplice all'epoca: andare giù, al bar, Da Francesco. Così lo chiamavamo, non si sapeva il nome del bar... ancora adesso se provo a chiedere nessuno sa e nessuno si ricorda. Pare assurdo ma forse non aveva nemmeno un nome quel bar. Quindi la cosa più semplice da fare era dire Da Francesco, che poi era il nome del signore che lavorava lì. Era un bar in cui si giocava a carte, ma quelle serie, non ad UNO come faccio io. C'erano soldi reali in gioco e scommesse varie, gente losca e ci fu almeno un colpo sparato in quel locale. Questo Francesco stava sempre dietro al bancone, espressione tranquilla e carnagione molto pallida. Non so perché la mia fantasia un giorno me lo fece immaginare senza gambe. Nel senso umano a metà, fino all'ombelico più o meno. Dalla vita in giù era dotato di un carrellino scorrevole, con delle rotelle, una tecnologia molto pratica e perfetta per muoversi lateralmente (a sinistra e a destra) dietro al bancone stando comunque sempre rivolto verso il cliente.

Una cosa del genere.

 

Per tanti ma tanti anni siamo andati al bar di Francesco, pur non essendo io un frequentatore di bar in senso lato, nel senso che da solo non ci entro praticamente mai. Quando ero più piccino lo frequentavamo spesso, prendevamo i gelati confezionati che erano disponibili. Mia sorella prendeva sempre il solito. Dato che era davvero sempre il solito, il nome ufficiale di quel gelato (siccome, esattamente come il bar, non aveva un nome proprio o comunque non lo si conosceva) divenne il solito.


Il solito.

 

Oltre al solito gelato prendevamo spesso le noccioline! C'era questo distributore cilindrico pieno di nocciole già sgusciate col vetro trasparente in modo che fossero ben visibili. Una roba d'altri tempi o forse no. Ricordo che funzionava a monete (in quegli anni usavamo ancora le lire) ma non ricordo quale taglio di monete accettasse. Il termine taglio si usa anche per le monete o solo per le banconote? Fatto sta che mettevi denaro quanto basta e potevi girare la manopola. Il numero di nocciole che usciva non era sempre lo stesso. Come la nuvola di probabilità degli elettroni intorno al nucleo di un atomo, era impossibile calcolare quante noccioline sarebbero uscite. Vi era piuttosto un range abbastanza sicuro di 4-5 noccioline. A volte eri più fortunato, a volte meno.

 

 

Essendo poi in periodo pre-slot machine era abbastanza normale che nei bar ci fossere dei cabinati arcade. Avete presenti quelli tipici delle sale giochi? Ecco, da Francesco ricordo quello di Metal Slug e Puzzle Bobble. Infatti questa storia inizia proprio con mio padre che mi voleva portare qui per giocarci. Ora non vorrei esagerare, ma tutte le cose fatte in tenera età in qualche modo ci segnano. Se il mio primo videogiocho è stato Super Mario Bros su NES, un altro importante imprinting videoludico l'ho avuto proprio qui da Francesco. Difatti, oltre Super Mario, anche Metal Slug e Puzzle Bobble li adoro e li continuo a giocare ancora adesso.

 

Si lo so, bust-a-move... sarebbe puzzle bobble chiamato in un'altra maniera.

Puzzle Bobble andava forte in quegli anni, lo trovavi ovunque. Me lo ricordo quando andavo a giocare a calcio da piccolo, presente nel bar fuori dal campo. In tutte le sale giochi di tutta Cesenatico, città che occupa il 99% delle mie vacanze estive. Andavamo sempre in vacanza a Cesenatico, sempre al Bagno Medusa; e per qualche edizione delle vacanze estive persino il Bagno Medusa ha avuto il suo cabinato di Puzzle Bobble. 

Un anno c'era un ragazzo un po' più grande di me, temuto e rispettato poichè si diceva fosse fortissimo a quel gioco. Non credo di averlo mai visto giocare. Fatto sta che in sala giochi una sera riuscìì a finire Puzzle Bobble per la prima volta in assoluto! La voce si sparse in spiaggia ed io e quel ragazzo più grande giungemmo ad un confronto verbale piuttosto controllato: lui per testare il territorio mi chiese con quanti gettoni avessi finito il gioco. Io in tutta sincerità risposi "cinque". Lui replicò con "tsk, io tre". Ma non fu così arrogante come il mio tsk scritto può far pensare eh. Anzi, non c'era invidia o desiderio di prevaricazione. Forse poco poco. Sembrava avesse del rispetto nei miei confronti, il ragazzino più piccolo che però era riuscito a finire il gioco. Inoltre stando ai commenti io lo battevo almeno in velocità (forse anche in punteggio) in quanto una volta uno mi disse che lui faceva quasi tutti NO BONUS. Che significa direte. NO BONUS era la scritta che compariva dopo aver superato un livello ma mettendoci più del necessario. Non saprei quantificare il necessario, ma queste erano le regole. Io, al contrario del mio rivale, prendevo quasi sempre il bonus.

Ricordo un anno in particolare in cui per qualche strana coincidenza ci ritrovammo in vacanza non solo noi 4 (io, i miei e mia sorella) ma anche qualche zio e cugini vari. Era mattina, l'ultimo giorno prima della partenza e mi concessi un paio di partite prima di tornare a Milano. Mi allontanai soddisfatto dal cabinato che mostrava in bella vista la classifica dei punteggi: DAN & DAN primo e secondo posto.

L'ultimo livello.
 

A parte questi paragrafetti dove flexo e sposto come al solito il focus dall'argomento principale, non posso non chiedermi come ho fatto quel giorno ad essere così cattivo. Ho rotto, non di proposito ok, la corda della mia amichetta di cortile e non contento (e questa volta di proposito) ho scagliato via i pezzi rimasti! Come già detto la bambina si mise a piangere, mio padre non mi disse niente ma mi riportò per mano su a casa. Rammento mia madre che aprì la porta con la faccia stupita vedendo che eravamo già tornati. La mia memoria purtroppo si ferma qui, non ricordo se fui sgridato, se ricomprammo la corda, nulla. Dopo la scena della porta c'è il vuoto.

A ripensarci sono shockato, non mi capacito di tanta crudeltà e sadismo. Per fortuna, come Ned Flanders, sono cambiato. La ritengo la cosa più cattiva che io abbia mai fatto, al netto di tutte quelle che mi vengono in mente ovviamente. Ma non vi preoccupate, la vita giustamente, il karma o la legge del contrappasso me la fa pagare: mi ha fornito una schiena difettosa, perdo i capelli, scarsi risultati scolastici, al lavoro e in amore. Ah, e ho preso per la terza volta il covid...!



AGGIORNAMENTO 18/01/2022

La reazione della mia amica di cortile fu praticamente identica a quella della piccola Lucy Henderson del film "Piccola peste" ("Problem child")

 

 

Eccola adesso Colby Kline

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