martedì 23 giugno 2020

George Floyd: una morte socratica

«È giunto ormai il tempo di andare, o giudici, io per morire, voi per continuare a vivere. Chi di noi vada verso una sorte migliore, è oscuro a tutti, tranne che al dio.»

Σωκράτης Sōkrátēs

Una cosa che ho sempre fatto con una certa regolarità nel corso degli anni è quella di guardare online foto, video di genere gore/splatter, materiale per stomaci forti insomma. Al liceo scoprii Rotten, poi per anni frequentai da visualizzatore Geniv's forum, soprattutto la sua sezione "steel stomach" ovviamente. Internet cambia, si evolve e così anch'io devo sempre cercare nuove fonti per nutrire la mia curiosità di questo genere di cose. Non si tratta semplicemente di puro gusto e soddisfazione derivante dal macabro. Sono tutto l'opposto degli utenti tipo che godono nel vedere immagini e video sconcertanti. Quei fuori di testa, malati di mente che commentano sotto i video di theYNC ad esempio. Non sono per niente sadico e ben lontano da quello schifo di sottomondo culturale fatto di subumani della sezione random di 4chan. Sento che in qualche modo vedere questo genere di cose mi aiuta a percepire la fortuna della mia situazione, la grandezza della mia vita rispetto a certe realtà. In più mi servono da esempio di quanto l'uomo possa arrivare in basso e da monito per sapere cosa non diventare.


Per farla breve: ho visto davvero di tutto su internet (decapitazioni, mutilazioni, torture varie, risse ecc) ed anche se ormai sono preparato mi capita, a volte, di incontrare un contenuto in grado di turbarmi. È questo il caso di George Floyd. Morto ammazzato. Così, per sfizio. Afroamericano, 46enne, nato a Houston in Texas (uno dei cinquanta Stati federati degli Stati Uniti d'America), padre di due figli, Quincy Mason Floyd di 22 anni e Gianna Floyd di 6 anni. Atleta multisport al liceo e rapper/freestyler chiamato "Big Floyd", fu condannato nel 2009 a 5 anni di reclusione per una rapina a mano armata aggravata con un arma letale nei confronti di una donna texana di nome Aracely Henriquez. Scontata la sua pena, inizia a lavorare come guardia di sicurezza in un supermercato, lavoro che perde recentemente a causa della pandemia. Pandemia che, purtroppo, non lascia un segno solo sul suo lavoro ma anche su di lui: al momento del decesso risultava positivo al COVID-19.

George Floyd

Floyd si reca da Cup Food e compra un pacchetto di sigarette pagando con un pesso da $20. I due impiegati del negozio dubbiosi sull'autenticità della banconota lo invitano a restituire la merce. Floyd si tiene il pacchetto e i tizi del negozio chiamano la polizia che, in sette minuti, è già lì. Si sa come è andata a finire... quasi 9 minuti di tortura: un ginocchio sul collo, Floyd sdraiato a terra prono, polsi legati dalle manette dietro la schiena con praticamente zero possibilità di muoversi. Col poco fiato che gli rimaneva continuava a dire di non riuscire a respirare e di avere dolori a tutto il corpo. Sapeva che lo stavano uccidendo, sapeva che di lì a poco sarebbe morto.



La cosa che mi ha stupito del fatto è proprio la futilità dei motivi che hanno portato ad un'azione del genere, le circostanze, il menefreghismo col quale l'agente, mano in tasca, ha letteralmente soffocato a morte un uomo. Non posso neanche lamentarmi con gli spettatori che non hanno potuto fare altro che filmare l'accaduto. Cioè, è chiaro che con agenti di polizia così violenti c'è la possibilità di fare la stessa fine. I passanti, gli astanti hanno provato in tutti i modi a dire agli agenti di fermarsi. L'unico modo per far smettere Chauvin (il poliziotto che ha commesso l'omocidio) era andare di persona e trascinarlo via. Ma c'era un altro agente davanti a bloccare la folla, pronto a sparare, insomma...

Derek Michael Chauvin

Gli agenti dichiarano che Floyd fece resistenza, cosa smentita dai filmati delle telecamere che anzi mostrano un uomo collaborativo. Il 30 maggio 2020 si fa l'autopsia: non risultano segni di asfissia o strangolamento. Maddai! Anzi, vengono messe in evidenza pregresse condizioni di salute alterate dell'uomo, quali problemi di ipertensione cardiaca e disturbi alle arterie coronarie, verosimilmente aggravatisi dalla manovra adoperata al punto da risultare letali. La famiglia di Floyd ha immediatamente richiesto una seconda autopsia indipendente. La seconda autopsia stabilisce come causa di morte l'asfissia provocata dalla manovra che ha ostruito il flusso sanguigno. Ovvio.


Questa, la tragica ed assurda storia. Punti in comune che, IMHO, ha con un'altra storia un po' meno recente: la condanna e successiva morte del filosofo Socrate nel 399 a.C.
Socrate venne incarcerato e condannato a morte ingiustamente, accusato di corruzione dei giovani, ai quali, secondo gli accusatori, insegnava con le sue parole, come fosse il peggiore dei sofisti (nel senso più dispregiativo del termine), la ribellione, la corruzione morale ed un'attitude al disordine sociale. Il suo modo di dialogare così free dava fastidio. A ciò si aggiunge l'accusa di non credere nelle divinità della città (Atene). Accusa che in realtà era solo un pretesto, poichè secondo le leggi dell'epoca non si poteva condannare una persona per semplice ateismo ma, al massimo, per empietà [un comportamento che prescinde consapevolmente da quanto è ritenuto sacro o morale, suscitando una profonda e generale reazione di orrore o ribellione.]

Libertà di espressione

Socrate, una delle persone più umili mai esistite, accusato ingiustamente, paragonato ai sofisti che tanto disprezzava, accettò con serenità la sentenza di morte. A niente servirono gli sforzi di amici e conoscenti per liberarlo. Pensate che, con la complicità di alcuni carcerieri corrotti, avevano un piano per farlo evadere ma egli rifiutò, sapendo che «è meglio subire ingiustizia piuttosto che commetterla». La sua rettezza morale, i suoi incorruttibili valori gli impedirono persino di rimandare di qualche ora la sua fine: era consuetudine eseguire la condanna a morte al tramonto, evidentemente nel suo caso era ancora presto. Ma non era importante. Bevve senza lamentele la cicuta e, anzi, si assicurò in ultima istanza di lasciare questo mondo senza debiti irrisolti: disse al figlio Critone che dovevano ancora un gallo ad Asclepio



Socrate non si oppose alla legge, la assecondò. Consapevole della sua innocenza, ciò gli bastava. Non aveva bisogno di provare nient'altro a nessuno. Durante il processo non si portò dietro i familiari per impietosire il pubblico, si accontentò di smontare con logica razionalità le accuse e le basi stesse del processo. George Floyd non oppose resistenza, era collaborativo al massimo. Alle richieste del poliziotto di stare fermo risponde "non posso muovermi". All'ordine del poliziotto di entrare in macchina risponde "i will", "lo farò". Lo voleva davvero fare ma gli è stato impedito.
George e Socrate sapevano che sarebbero morti. Socrate per lo meno ha avuto un processo, giusto o sbagliato che sia. Socrate aveva delle possibilità: un processo e tentare di scappare. George nessuna delle due. Socrate si dice non abbia sofferto, il veleno portava ad una progressiva paralisi dai piedi in sù. George ha passato quasi 9 minuti di agonia. Due storie tanto diverse quanto simili, o tanto simili quanto diverse. Due persone che speravano che la legge facesse la cosa giusta. Due persone che pensavano che la giustizia avrebbe trionfato ma che in fondo sapevano come sarebbe andata a finire.


Due tristi storie tanto lontane temporalmente tanto vicine nel loro ingiusto epilogo.





Pensate che c'è gente in grado di scherzare su quest'argomento...



 Chissà quante risate nella redazione di Charlie Hebdo invece








https://twitter.com/gelkindo/status/12688095       3376713?s=20