venerdì 25 gennaio 2019

Cartone ondulato

C'era un tempo in cui praticavo arti marziali, per la precisione il Qwan Ki Do. Quest'arte marziale cino-vietnamita chiamata in tanti modi diversi, che col tempo assunse tante forme e stili diversi, con tante scuole diverse, ciascuna che lo insegnava in modo diverso. Con competizioni con regole diverse.
Lo praticai per una decina d'anni, dagli 11 fino ai 21 circa. Dopo l'esame per la cintura nera proseguì per un po' e poi mollai per mancanza di stimoli.

Son Thin: il dojo dove mi allenavo

gelkindo & Derazioning negli anni d'oro

Pham Xuan Tong è il simpatico maestro fondatore di questo stile di kung fu, l'unico a possedere una cintura personalizzata, diversa dalle altre: bianca con tutti i colori attorno.


Colui che fu il mio Maestro per la maggior parte del tempo risponde al nome di Gianandrea Bungaro, una gran brava persona, interessato alle arti marziali quanto al sociale ed alla politica e a come vanno le cose. A parte un po' di baffetti e pizzetto la barba non gli cresce. Ha sempre avuto i capelli spettinati con un singolo dreadlock più lungo. Fisicamente sempre snello e in forma.


Prima di passare al corso degli adulti ovviamente stavo in quello dei ragazzi, dei piccoli. Negli anni ne ho visti passare, rimanere ed andarsene tanti ma tanti ma tanti. Alcuni sono scomparsi nel nulla, altri hanno lasciato qualche traccia, altri li vedo e li sento ancora. Uno di questi si chiamava Luca e per via della mole e per differenziarlo da un altro omonimo il Maestro lo chiamava Lucone.

Lucone è quello con la felpa rossa

Una sera dopo l'allenamento di Qwan Ki Do nel tornare a casa Lucone mi propone di accompagnarlo in cartoleria poichè deve comprare del materiale per la scuola.  La cartoleria è quella storica dei Fratelli Bonvini, che recentemente hanno resturato rendendolo un po' museo, un po' atelier e comunque sempre cartoleria. La cosa interessante è che se ci passate davanti ogni giorno la vetrina sarà diversa, con oggetti diversi disposti in modo diverso. Pazzesca la forza di volontà di chi la cura!

Un dipinto della Cartoleria risalente al 200 Avanti Cristo

Io e Luca entriamo in questa cartoleria e ci appare una anziana signora che notiamo subito ha delle grosse difficoltà nel parlare e nell'articolare le frasi. Lucone cerca di spiegare che gli servirebbe un cartoncino, quello normale, proprio scatola di cartone ecco. La signora comincia a biascicare e non riescono ad intendersi. Ad un certo punto dal retro, una voce potente: "Arrgh, ci penso io!". Si presenta a noi questo signore sulla sessantina abbondante, duro come la roccia, cattivo: il Clint Eastwood delle cartolerie in pratica.


Tutto scocciato fa: "Che vuoi?!" e Lucone intimorito prova a spiegarsi ma non ci riesce, non sa come si chiama quel tipo di cartone che gli serve. Il signore gliene mostra uno, due, ma non sono quelli che gli servono! Allora Lucone cerca in un ultimo disperato tentativo di spiegarsi a gesti. "Mi serve quel cartone che dentro è fatto così..." e col dito fa il movimento di un'onda.

In effetti è fatto così

Il Signor Bonvini capisce e tuona: "CARTONE ONDULATO!" e mentre esclama la frase tira un pugno micidiale sul bancone!


Noi rimaniamo impietriti mentre il cartolaio Non Tanto Amico sparisce nel retro per riapparire pochi istanti dopo gettando letteralemente addosso a Lucone un pezzo di cartone.


"TOH!". Lucone giustamente: "quanto cost..." ma non fa in tempo a finire la frase che il signor Bonvini "Niente, niente!!". Era talmente stufo che non lo fece pagare. Non voleva perdere altro tempo con noi. Allibiti, col cartoncino in mano ci guardiamo perplessi mentre Egli se ne torna scocciato nel retro e noi usciamo.


Il Signor Bonvini! Giuro, è lui!









domenica 6 gennaio 2019

Stork

Qui è un casino...

Questa parola compare in un film, Flubber (un professore tra le nuvole il sottotitolo italiano), del 1997 con l'indimenticabile Robin Williams a vestire i panni del protagonista, il professore di chimica Philip Brainard.



Buongiorno, o buonasera, a seconda del caso

Il cognome del personaggio contiene il termine inglese brain, cervello. Un caso?


(Adam Kadmon)


Forse no.
In questo film il professore convive con dei robot in casa sua, il più intelligente dei quali si chiama Weebo


  
 

Che poi il nome del rotondo robottino giallo è la sfumatura negativa del termine Otaku. Sapete, i fissati con la cultura giapponese, manga, anime, cosplay ecc:

"Termine della lingua giapponese che dagli anni ottanta indica una subcultura giapponese di appassionati in modo ossessivo di manga e anime, e altri prodotti ad essi correlati", così ce li descrive nel 2009 Hiroki Azuma (東 浩紀), scrittore e critico letterario giapponese.





Weebo possiede una vera e propria intelligeza artificiale ed oltre a saper volare e parlare ha una memoria interna immensa piena di video, spezzoni di film e così via che in una frazione di secondo può andare a pescare e mostrare su di un grazioso schermo apri-e-chuidi. Una cosa bellissima, è quello che farei anch'io se avessi uno schermo: accompagnerei le cose che dico con foto e video. Weebo questa cosa la fa alla grande, poichè ogni scena che mostra è perfettamente abbinata al contesto, alla situazione, all'emozione di quel momento. La sua intelligenza sostituisce le miliardi di sinapsi e percorsi neuronali con l'accesso ad un immenso database diviso per categorie (keywords o hashtag?) in modo da filtrare velocissimamente il materiale e mostrarlo al momento opportuno. Il nostro pensare, immaginare, per Weebo si tramuta in qualcosa di realmente visibile.




Sicuramanete Weebo può o recuperare dal suo hard disk le cose salvate in memoria o trovarle con la forza del pensiero (che però per lei equivale ad una ricerca su internet). Si, ho scritto lei in quanto Weebo ci viene presentato come femmina, con voce femminile, alter ego femminile, innamorata del professore e gelosa della donna amata dallo stesso). In un momento del film mentre il professore dorme si costruisce un alter ego combinando più esemplari femminili di essere umano e crea un ologramma così da poter baciare il professore nel sonno!



Mentre il professore è fuori casa con Sara - la fidanzata che ogni volta prova a sposare ma poi si dimentica di presentarsi al matrimonio e il malvagio Wilson ci gode - entrano gli scagnozzi del padre di uno studente del professore: l'obiettivo è rubare Flubber! Weebo tentando di difendere la proprietà vene colpita da una vera e propria mazzata che la lascia morente. Quando Philip e Sara tornano a casa trovano una Weebo ormai in fin di vita cui addirittura  "le esce l'acido dalle batterie".



In un ultimo, disperato, tentativo di comunicare Weebo mostra sul suo schermo la parola STORK.
Inizilamente sembra un indizio senza senso ed il professore suppone che sia prprio così, che weeboo sia talmente messa male da aver tirato fuori lettere a caso. Ma dopo un illuminante bacio di Sara il professore ha un'intuizione: veniamo a scoprire che STORK è la parola chiave per l'accesso al progetto di un nuovo Weebo, quello che conosciamo come Weebette (di cui abbiamo già parlato sopra).




Ma perchè proprio STORK?
Ci sono essenzialmente 2 motivi:

1) in inglese significa cicogna, e sappiamo bene che folkloristicamente e culturamente questo animale è colui che porta i bambini appena nati. Quindi ha senso che da questa parola ci siano le basi per la creazione di un nuovo robot





2) Stork è il cognome di un emerito e pluripremiato chimico belga naturalizzato statunitense, Gilbert Stork. Scomparso nel 2007, a lui dobbiamo la Sintesi delle enammine di Stork, una roba complicatissima da smanettoni della chimica.

reazione di Stork



Sarà poi lo stesso ologramma creato prima da Weebo, usato post-mortem,  a lasciare un messaggio (a cui si può acedere solo conoscendo la parola segreta STORK) in cui viene spiegato che c'è salvato sul computer il progetto per un nuovo robot, il suo successore in rosso Weebette. Versione migliorata e più snella del modello precedente ma che io trovavo molto irritante, sia nella vocina da ragazzina sia nell'atteggiamento. Weebette non sopporta Flubber come io non sopporto lei.




Pesantissima la frase pre-luna-di-miele di Weebette "Quando saremo in albergo puoi dire e fare quello che vuoi ma io in stanza con te non ci dormo. Guardalo, fa schifo! Non fa altro che rimbalzare. Fa un mucchio di versacci. Cambia continuamente forma! Spero che al sole delle Hawaii si squagli!"


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