Ero al liceo quando scoprì questo giochino sfizioso. Non c'era ancora la facebook-mania e nelle ore di grafica al pc per distrarsi si navigava un po' a caso per il web (andavamo più che altro su youtube) .
Fu così che incappammo in questo videogioco online chiamato Boomshine. Il concetto è quello delle reazioni a catena: si decide dove far detonare una bomba, la cui esplosione avrà un diametro che si estenderà fino ad una certa dimensione. Ogni pallina colorata che si troverà nel range dell'esplosione verrà a sua volta fatta esplodere creando una serie di esplosioni a catena. Man man che si prosegue coi livelli ci sarà richiesto di concatenare un numero sempre maggiore di palline. Tutto qui. Il creatore del gioco, Danny Miller, ne ha sviluppato la versione iPod touch e iPhone. Stando al sito (una notizia risalente a giugno 2007) dovrebbe essere in sviluppo un secondo capitolo di Boomshine. Ma credo che non fu mai realizzato.
Sul sito trovate altre creazioni dell'autore tra cui Obechi! un gioco con meccaniche simili a Boomshine.
Oggi vi parlo di una serie tanto strana quanto divertente. Sì, perché se le follie giapponesi arrivano in Europa ed in America un motivo ci sarà. Mi riferisco alla serie "Katamari Damashii" (titolo originale giapponese) che conta ormai ben quattro sequel, compreso l'ultimo capitolo per playstation vita.
Prima di entrare nel dettaglio farei un po' di cronistoria (ed è doveroso credetemi. L'estrema similitudine di concept che accomuna i vari capitoli fa si che la più grande differenza tra di essi risieda proprio nel titolo), dopodiché nell'articolo mi riferirò all'intera saga in generale salvo alcune eccezioni.
Il primissimo capitolo non uscì mai dal Giappone e come già scritto s'intitola semplicemente "Katamari damacy" (traducibile approssimativamente in inglese come "clump soul": clumpsignifica ammucchiare esoul vuol dire anima) e fu pubblicato nell'ormai lontano 2004 per Playstation 2. Dato il suo successo Keita Takahashi ci riprovò l'anno seguente e tirò fuori ben due capitoli che, a differenza del primo, sbarcarono anche nel resto del mondo. Il 6 luglio 2005 uscì su PS2 "We ♥ Katamari" ( "Noi amiamo Katamari", quasi a voler ribadire il successo ottenuto) ed il 22 dicembre 2005 fù il turno di PSP con "Me and my Katamari" ("Io e il mio Katamari", sottolineando il fatto di poterselo letteralmente portare in tasca). Dopo una pausa di due anni fu il turno di passare all'alta definizione ed ecco che anche l'XBOX360 ottenne il suo "Beautiful Katamari" ("Bellissimo Katamari", bello ed in alta definizione) che in origine era destinato alla PS3. L'ultimo capitolo (fino ad ora...!) è uscito a febbraio di quest'anno sulla neo-nata PS Vita col simpatico e provocatorio titolo "Touch my Katamari" ("Tocca il mio Katamari"), chiaro riferimento alle caratteristichetouch della console potatile Sony.
Ecco i capitoli, in ordine di apparizione sul mercato, di questa coloratissima saga
Di che si tratta?
Non tutti i giochi hanno bisogno di una storia profonda e matura stile Metal Gear Solid o degli intrecci narrativi di un jrpg a caso che si rispetti. Katamari Damacy ne è l'esempio perfetto. Le vicende narrate all'interno del gioco sono un mero pretesto per cominciare a giocare senza pensarci su troppo.
Vestendo i panni del minuscolo Principe, saremo via via incaricati per conto del Re del cosmo (nonché padre del protagonista) di andare in giro per il mondo alla ricerca di ogni tipo d'oggetto che ci capiterà sott'occhio. Per fare ciò nel corso dell'avventura non faremo altro che fa rotolare e rotolare il katamari, una grossa palla col potere di attrarre a sè qualsiasi cosa (come se fosse un potente magnete ma con le caratteristiche estese ad ogni materiale immaginabile), unico limite le dimensioni: il potere attrattivo del katamri crescerà proporzionalmente al numero di oggetti raccolti. Inizialmente saremo piccoli qualche centimetro e potremo raccogliere solo le cose più piccole. Per farvi un idea nel primo livello di "We ♥ Katamari" partiremo da una scrivania, raccogliendo tutto il necessario per crescere: graffette, puntine da disegno e poi gomme, matite fino ad inglobare un intero astuccio. Una volta raccolti abbastanza oggetti la palla farà una sorta di "upgrade" e zone del livello prima precluse saranno ora esplorabili e, oggetti che prima erano troppo grandi potranno ora finalmente essere acchiappati!
Il concept è davvero elementare ed intuitivo, i comandi essenziali (menzione negativa per "Me and my Katamari" i cui controlli sono stati davvero progettati male) e la rigiocabilità è a livelli altissimi. Anzi, il fatto stesso di veder crescere la sfera davanti ai nostri occhi ci darà un ulteriore stimolo ad andare avanti. Divertentissimo poi quando per la prima volta saremo in grado di inglobare ignari passanti per le strade giapponesi (un po' più di fatica per i lottatori di sumo!) creando una situazione di caos e panico. E questo è solo l'inizio. Proseguendo nella "storia" avremo a disposizione aree sempre più vaste: un parco giochi ad esempio, un'interà città fino a che il livello altro non sarà che il pianeta terra nella sua più totale disponibilità (arrivati a questo punto il katamari avrà una forza tale da staccare pezzi di crosta terreste dopodiché saremo pronti per affrontare il sistema solare e le galassie. Non scherzo!).
Prossimo obiettivo: 10000 chilometri di diametro!
A rendere il tutto più vario ed interessante ci saranno livelli a tema (ad esempio una casa fatta interamente di dolciumi come nella fiaba di Hänsel e Gretel dei fratelli Grimm), prove a tempo o missioni particolari in cui verremo incaricati dalle persone di raccogliere solo determinati oggetti o di raggiungere una dimensione stabilita. Pur essendo un gioco relativamente semplice da completare certi livelli metteranno davvero alla prova le vostre capacità di videogiocatore e la presenza di un cronometro a scandire il tempo renderà l'azione ancora più concitata.
Stilisticamente parlando il gioco si presenta con una veste grafica semplice e modelli poligonali alquanto spigolosi. Tutto è virato su toni pastello e i colori sono prevalentemente delle tinte piatte. Il motore grafico sacrifica i dettagli in cambio di decine, centinaia, migliaia di oggetti a schermo e pur muovendo un'immensità di cose raramente ci sono rallentamenti significativi. L'approccio visivamente "infantile" e lo spirito del gioco allegro e spensierato è ovviamente voluto. La Namco sotto questo punto di vista ha svolto un lavoro egregio riuscendo a confezionare un gioco unico nel suo genere. Menzione speciale, infine, per la colonna sonora, anch'essa studiata a puntino per meglio adattarsi almood generale del gioco. Fidativi, dopo qualche partita vi ritroverete a fischiettare le canzoncine ed i motivetti presenti nei vari livelli e alcuni di essi non riuscirete a toglierveli dalla testa.
In conclusione è un gioco che personalmente consiglierei di provare almeno una volta nella vita (considerando anche il fatto che lo si trova facilmente a prezzi stracciati). Certo, gli amanti del realismo e delle texture super-dettagliate storceranno parecchio il naso già di fronte alla prima schermata ma, mai come in questo caso, è il gameplay in sé a far da padrone l'intera esperienza di gioco e grafica e polygon-count una volta preso in mano il pad passeranno non in secondo, ma in terzo piano.
Un mugnaio è un lavoratore che opera in un mulino, uno
stabilimento che trasforma i cereali in farina. Quella del mugnaio è una fra le
più antiche occupazioni dell'uomo e cognomi come Molino o Molinari sono abbastanza
comuni in Italia, così some Miller nei paesi di lingua inglese e Müller in
quelli di lingua tedesca.
Il buon Antonio Banderas sta facendo uno spot dietro
l'altro. S'è calato proprio bene nella parte. Tutta l'atmosfera è studiata alla
perfezione: ambienti caldi e soleggiati, tanta natura ed una costante
sensazione di serenità in puro stile Mulino Bianco. Però chissà che magari, in
fondo, lui non voglia fare dell'altro...
L'arte di aggrottare o increspare i sopraccigli per manifestare risentimento, tristezza o perplessità; aggrondarsi, corrucciarsi.
Ho letto tutta la trilogia di Dan Brown ("Il codice Da Vinci", "Angeli e demoni" e "Il simbolo perduto") ed il protagonista del libro era spesso descritto nell'atto dell'accigliarsi ("...Si accigliò..."). Poi dai primi 2 libri hanno tratto l'equivalente cinematografico e come attore protagonista hanno scelto Tom Hanks. Direi una scelta azzeccata, se non altro per il fattore accigliamento che si porta dietro. Difatti dopo aver visto il primo film ogni volta che leggevo che il protagonista era per qualche motivo accigliato, mi veniva in mente qualcosa del genere:
Da un po' girano in rete le immagini di questo artista Spagnolo (famoso a livello internazionale).
Le sue opere sono queste tele divise in 4/6 "vignette" da vedere in successione. Ogni opera è una vicenda, una storia in cui accade qualcosa. Qualcosa a prima vista assurdo, senza senso e controverso. In realtà ogni disegno (acquarelli od acrilico su carta) ha il suo particolare significato. Tema ricorrente è la morte: praticamente in ogni vignetta c'è un morto. O comunque spessissimo le scenette terminano con uno o più morti. Poi ci sono i riferimenti sessuali, i sorrisi ebeti stampati sul viso dei personaggi (l'essere umano medio) e quello che sembrerebbe un parente di Pedobear.
Alcune opere sono più chiare di altre. Quando non capisco il senso corro in aiuto dei commenti intelligenti sulla pagina facebook dell'artista.
Personalmente è il tipo di arte che mi mancava, quella che ancora non avevo trovato. Non sono un esperto d'arte né un critico ma questo tizio mi piace, fa quello che non viene in mente a me ma come stile mi ci rivedo parecchio. Una sensazione di no-sense perenne che mi fa ridere parecchio.
Jaden Smith ho cominciato a trovarlo insopportabile dopo aver visto "Alla ricerca della felicità" e "Ultimatum alla terra". In entrambi i film interpreta un bambino un po' capriccioso, irritante e fastidioso. Una alla al piede. Un personaggio che era meglio non ci fosse ma che, ahimè, ci ritroviamo tra i piedi per tutta la durata dei film. Fa addirittura una parte in "Io sono leggenda" (« Guarda una farfalla»). Con il termine nepotismo si indica la
tendenza, da parte di detentori di autorità o di particolari poteri, a favorire
i propri parenti a causa della loro relazione familiare e indipendentemente
dalle loro reali abilità e competenze. Il termine deriva dalla parola latina "nepos", significa "nipote", e viene generalmente usato in senso
spregiativo. Talvolta, specialmente in ambiente universitario, è utilizzato
anche il sinonimo baronismo, derivante appunto dal titolo nobiliare di barone,
con accezione ironica e ancor più negativa.
Quante volte l'ho visto su cassetta... quante volte... Boss malvagio: Robert Patrick, il terminator cattivo di "Terminator 2". Mark Dacascos: Jimmy. Una ossigenata Alyssa Milano.
Un film ispirato al videogame omonimo ambientato in una città ormai piena di smog, pioggia acida e temperature elevatissime (come ci ricorderà il meterologo). Una città in preda alle scosse sismiche, le quali andranno stabilizzate con un attrezzo apposta. Una città le cui acque sono talmente inquinate da farti perdere i capelli.
Jack City - l'attrezzo apposta:
Scene iniziale brillante:
C'è scritto infiammabile!
Piccola parte di George Hamilton, che io ricorderò sempre
come Desmond Spellman in "Casper & Wendy":
Bo Abobo, il cattivono che poi diventerà gongio gonfio è, all'anagrafe, Nils Allen Stewart
già cattivone mafioso in "The mask":
La delusione: non è il medaglione a produrre il suono con lo sfregamento
ma è solo un tizio random con una sorta di tubo rosa shocking.
Film che mi ha davvero colpito tantissimo. In positivo.
Da amante dei videogiochi non potevo non rimanerne affascinato.
Stile impeccabile, ricco di citazioni e personaggi.
Bellissime alcune "chicche" tipo gli abitanti di Belposto (Niceland, ossia la città in cui vivono anche Ralph e Felix) che si muovono e vivono "ad 8 bit".
Forse mi aspettavo una storia e dei risvolti diversi, ma va bene anche così in fondo.
Spero in un seguito con la presenza di Super Mario (che stando ai rumors dovrebbe esserci).
Bello notare come i protagonisti del film hanno le sembianze dei loro doppiatori originali:
Da gustare poi la colonna sonora del film, trascinante ed adattissima al mood del film:
Si spera in un film come si deve. Per ora sembra avere tutte la carte in regola.
Nel trailer di questo reboot della saga Clark (o Kal-El che dir si voglia) ci tiene a specificare che il simbolo che ha sul petto non è la lettera "S" come potrebbe sembrare. È piuttosto un simbolo kryptoniano (ossia del suo pianeta natale Krypton) che significa speranza.
Il film è la storia di due pugili che torneranno ad affrontarsi dopo una cinquantina di anni. Nel film Stallone e De Niro sono da sempre stati acerrimi rivali (da qui il termine "grugde", in italiano "rancore") ed in passato si erano già affrontati. La cosa sfiziosa è che entrambi gli attori hanno, in passato, già interpretato il ruolo di un pugile: Stallone nella saga di "Rocky" e De Niro in "Toro scatenato".
Stallone (Rocky Balboa) VS De Niro (Toro Scatenato) :